Il Settimanale 2021 Coris 1 – Turkmenistan, il virus è libero, il blogger no

Scritto per gpnews insieme ad Luigi Calligari, Benedetta D’Aurelio, Alfredo Sprovieri, Lorenzo Urbani e pubblicato il 15/11/2021 https://www.giampierogramaglia.eu/2021/11/15/il-settimanale-2021-coris-turkmenistan/

Turkmenistan
Gurbanguly Berdimuhamedow monument Aşgabat ( © Timon91 Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic CC BY-NC-SA 2.0)

“The virus has shaken this world, / But be patient – these days will pass. / A remedy will be found. / The virus will not take our fortress. / The world will soon open its roads.”
Sono gli ultimi versi di ‘The Bitter Truth’, la poesia sul coronavirus che è costata una condanna di cinque anni di prigione a un blogger turkmeno. L’uomo si chiama Murat Ovezov e ha 48 anni: su Turkmen.news, un sito olandese, si legge che dopo aver scritto una poesia sulla quarantena nell’estate del 2020, Ovezov è stato condannato per ‘frode’ ai sensi dell’articolo 228 del codice penale del Turkmenistan.

Una notizia arrivata sul web solo il 2 novembre scorso. Olandese, sì, perché nella regione del dittatore Gurbanguly Berdimuhamedow non ci sono media indipendenti, ma solo di regime, nei quali la parola ‘coronavirus’ non viene mai usata, così come nelle comunicazioni ufficiali del governo e nei lanci dell’agenzia di stampa Turkmenistan Today.

La censura si spinge fino al punto per cui medici e autorità sanitarie sono obbligate a riferirsi al Covid-19 con termini come ‘malattia’ o ‘infezione respiratoria’. In un clima tale, è chiara quale sia la vera motivazione dell’arresto del blogger-poeta. In Turkmenistan, infatti, il giornalismo preferisce indagare temi come Lover of honey from Kaplankyr o Pumpikin – decoration of Dastarkhan; e il fatto che questi articoli si trovino nella sezione ‘Scienza’ della testata Turkmenistan Golden Age la dice lunga.

Basta guardare alle regioni limitrofe per rendersi conto che il Turkmenistan, al contrario di quello che vuole far credere la stampa di regime, è invece tutt’altro che al riparo dal virus. Infatti nei siti dei quotidiani di Kazakhstan, Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan – anche se non vi è una copertura del coronavirus elevata come quella dei media occidentali – il ‘bollettino’ giornaliero registra casi e decessi in aumento.

Inoltre su Kapabah (quotidiano kazako) si possono leggere articoli inerenti la terza dose che dimostrano come la competenza dei medici è richiesta e non omessa. Titoli come Why revaccination is needed: the opinion of an epidemiologist, o come Death rate from Covid-19 has sharply increased in Kazakhstan, con tanto di dati e incidenza, danno il polso di una regione, quella dell’Asia Centrale, che prova a fare i conti con la pandemia. C’è da dire che gli articoli pubblicati non sono molti: ad esempio, nell’ultima settimana, due delle tre testate principali dell’Uzbekistan, Uzdaily e Kun, riportano un totale di 10 articoli; su The Tashkent Times i pezzi più aggiornati risalgono addirittura a giugno del 2021.

L’informazione uzbeka restituisce comunque la gravità della situazione, nazionale e mondiale, in articoli come questi: Coronavirus cases surpass 188 thousand in UzbekistanThe number of victims of Covid-19 in the world exceeds 5 million.

La situazione della copertura mediatica in Asia centrale registra alti e bassi, insomma, con notizie rassicuranti che arrivano dall’agenzia di stampa tagika Avesta.Tj che scrive della formazione di giornalisti per una corretta informazione della situazione pandemica, a dimostrazione di come il ministero della salute e della protezione sociale della popolazione della Repubblica del Tagikistan si stia impegnando nella risposta all’emergenza coronavirus Khatlon journalists trained in professional coverage of Covid-19 pandemic.

Anche in Kirghizistan, c’è apprensione da parte dello Stato: infatti sul quotidiano Vecherniy Bishkek si legge che il vicepresidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica, Edil Baisalov, ha avuto un incontro con i medici da cui è emersa la mancanza di personale: Naryn United Hospital lacks 130 employees.

Nella regione del Turkmenistan la parola virus però continua a fare rima con il vulnus rappresentato dal regime. Media turkmeni con sede all’estero parlano infatti di una ‘terza ondata’ di contagi con ospedali al collasso, mentre il governo locale continua a negare totalmente la presenza di casi da coronavirus sul territorio. Potremmo dire che se l’oro brilla in Turkmenistan, la libertà di espressione lo fa decisamente meno e che la parola virus finisce per far rima anche con la virtus del blogger Ovezov, visto che l’arresto per la sua poesia non cancella i tanti video-denuncia che con coraggio ha pubblicato sulle violazioni del regime nel suo paese.