Zona rossa sbiadita

Dal 21 febbraio alcuni Comuni d’Italia sono passati in zona rossa, tra i divieti ci sono: negozi chiusi, ad eccezione per quelli alimentari o altri beni di prima necessità; pub e ristoranti aperti solo per l’asporto e la chiusura di piazze e parchi al fine di evitare assembramenti. Divieti dunque che purtroppo conosciamo già a causa del lockdown nazionale di quasi un anno fa.

Queste restrizioni sono applicate in base al dpcm 14 gennaio 2021, che contiene alcune modifiche atte a rendere la zona rossa, una zona rossa “sbiadita”. Per come intendo io la zona rossa, sia chiaro. L’unico lockdown che ritengo tale infatti è quello durato dal 9 marzo al 4 maggio 2020, non considero lockdown nemmeno quello del periodo natalizio. Perché?

Anche nei comuni in cui è stata rilevata la cosiddetta “variante inglese”, ritenuta più problematica perché più contagiosa, infatti sono permessi gli spostamenti «tra le 5.00 e le 22.00, una volta al giorno, verso una sola abitazione privata abitata situata nello stesso Comune, a un massimo di due persone, oltre a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. La persona o le due persone che si spostano potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che convivono con loro.» con il divieto di spostarsi fuori dal Comune, indipendente dal numero di abitanti.

Ma siamo sicuri che questo tipo di zona rossa possa funzionare? Se anche con la circolazione di una variante del coronavirus più contagiosa sono permesse le visite? Come si fa a sapere quante persone si spostino verso una determinata abitazione? O se ci si sposta verso una sola abitazione al giorno? Mettiamo caso che io esca per recarmi a trovare una coppia di amici che abitano insieme e che nel frattempo altre due persone stiano facendo la stessa cosa: ci ritroveremmo già in tre (conviventi esclusi) nella stessa abitazione. E mettiamo caso che durante questo spostamento non venga mai fermato a nessun posto di blocco, e una volta terminata la visita presso i miei amici, mi rechi a trovare un altro amico: come si fa a sapere che quello in realtà non è il primo e unico spostamento del giorno?

È vero che si deve fare affidamento sulla buona coscienza dei cittadini, e sul fatto che numerose feste private sono state interrotte dall’intervento delle Forze dell’Ordine come è vero che spesso affidamento e controlli possono non bastare. Soprattutto quando non ci sono feste vere e proprie ma soltanto incontri pomeridiani e/o cene. Due persone al massimo sicuramente fanno diminuire il rischio rispetto ad un gruppo più numeroso: ma se una di queste persone non ha ancora sviluppato sintomi o è asintomatica, che differenza fa?

Ricordiamoci che stiamo parlando di Comuni che per la maggior parte sono in zona rossa a causa dell’elevata presenza di casi dovuti alla “variante inglese”. Dato che le disposizioni dell’ordinanza verranno applicati per 14 giorni, perché non vietare anche le visite (se non per comprovati motivi di urgenza), considerando che non siamo più a Natale per cui non è così necessario garantire quel “minimo di socialità”? Ma se tutto ciò è “troppo” e se le cose vanno bene così come stanno, almeno non chiamatela zona rossa. Chiamatela zona rosa.