Provaci ancora, Fontana

Diciamocela tutta: il governatore della Lombardia Attilio Fontana dovrebbe smetterla con un vittimismo, che ormai è diventato piuttosto irritante.

Definisce la scelta di mettere in zona arancione la Lombardia da lunedì 1 marzo uno «stillicidio». Non solo, il governatore ci riprova e – come ormai fa da un anno – sembra quasi riuscire a passare come colui che viene accusato ingiustamente dal resto d’Italia: i suoi discorsi suonano come appelli da paladino che si batte per i torti subiti. Pretendendo persino delle scuse e, da “terrone”, mi viene da pensare che i “ruoli si sono invertiti”. È un continuo tentativo di togliersi di dosso qualcosa che nessuno gli ha mai effettivamente attribuito, ma di cui ne sente il peso. Solo che c’è una sottile differenza: è diverso (e anche piuttosto pesante) sentire Fontana che parla di una Lombardia come se fosse la Sardegna, quando da un anno è una delle regioni in cui quotidianamente ci sono più casi.

E la differenza sta proprio nei dati, dati che sono stati resi pubblici dopo che la Lombardia era rimasta una settimana in zona rossa per errore: Fontana non aveva nemmeno perso tempo ad incolpare il ministero e l’ISS, nonostante fosse stata proprio la regione ad aver trasmesso dati errati. Ma non solo, il governatore ci riprova e quando il 30 gennaio viene annunciato che la Lombardia sarebbe passata in zona gialla dal 1 febbraio, non perde tempo e scrive su Facebook: «Tornare lunedì in zona gialla è un risultato importante e soprattutto meritato. Anche se francamente continuo a non capire perché il provvedimento non sia stato reso operativo da domenica». Non mi sembra invece di aver letto, qualcosa riguardo l’ennesimo errore da parte della regione nel comunicare i dati che hanno permesso a quest’ultima di rimanere una settimana in più zona gialla – dal 22 al 28 febbraio – e dunque per un mese in totale, nonostante l’indice Rt sopra l’1.

Infatti, scrive Il Post: “Secondo l’ultimo bollettino settimanale dell’ISS, la Lombardia comunica questi dati solo per il 71,3 per cento di tutti i positivi. Tutte le altre regioni invece sono molto vicine al 100 per cento, quindi nel resto d’Italia l’indice Rt è molto più affidabile.”

Così la tanto e ingiustamente accusata Lombardia, sarebbe dovuta passare in zona arancione già dal 22 febbraio, cosa che però non è accaduta. Tutto questo mentre i contagi e i ricoveri in terapia intensiva continuavano ad aumentare, mentre i ristoranti continuavano ad essere aperti a pranzo, e la gente continuava a passeggiare nei navigli o a spostarsi liberamente all’interno della propria regione.

Quindi non è vero che «probabilmente non è colpa di nessuno», non è vero che sono stati sempre mandati i «dati in maniera corretta e trasparente». La colpa è di Fontana e della regione di cui è governatore.